Discussione a partire dal libro “Parole chiare”

DISCUSSIONE A PARTIRE DAL LIBRO:
PAROLE CHIARE, la buona guerra degli anarchici italiani immigrati negli Stati Uniti (1914-1920)
Gratis edizioni, Indesiderabili edizioni

Tra il 1914 e il 1920, un pugno di anarchici italiani immigrati
negli Stati Uniti si trovarono in un paese apertamente ostile a tutti gli sfruttati, che attraversava una profonda
ristrutturazione capitalistica e si trovava sull’orlo della Prima Guerra Mondiale. Queste condizioni non li portarono né alla rassegnazione né a scendere a compromessi con il potere, invece proposero e parteciparono alla guerra sociale, sviluppando
un anarchismo autonomo in opposizione al pragmatismo
della politica. Aprirono tipografie e distribuirono pubblicazioni, al fine di distruggere l’ignoranza che li soffocava dal basso.
Si procurarono armi e attaccarono la classe dirigente, al fine di distruggere il potere che li opprimeva dall’alto.

Il libro Parole Chiare, la “buona guerra” degli anarchici italiani immigrati negli Stati Uniti 1914-1920 (Gratis edizioni e Indesiderabili Edizioni) traccia il percorso di questi anarchici.
Proponiamo una rilettura, analisi e discussione attorno alle pubblicazioni che hanno orientato e segnato le lotte di questi compagni.
Per scorgere la squisita sintonia tra pensiero e azione.

VENERDI 8 NOVEMBRE 2024, ORE 18:30
Biblioteca anarchica disordine, via delle anime 2/b Lecce.

disordine@riseup.net, disordine.noblogs.org

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Concerto sabato 5 ottobre

Sabato 5 ottobre, ore 19:00

Concerto con:
Danzerò sulle tue ossa, stoner punk demenziale
Rovina, messapian hardcore

All’interno: distribuzione di stampa anarchica, bar, panini.

Biblioteca anarchica disordine
via delle anime 2/b Lecce
disordine.noblogs.org

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Novità in distribuzione

  • Mynona, Il Creatore, ed. Gratis, 2024, pp. 111, € 6
  • Ateneo libertario, Una storia trascurata. Cronologia anarchica 1848-2012, ed. La Fiaccola, 2020, pp. 99, € 10;
  • Isabelle Felici, Un Brassens ai margini. Brassens oriundo italiano e anarchico, ed. La Fiaccola, 2023, pp. 107, € 12;
  • Luigi Galleani, Aneliti e singulti. Scritti su ribelli, repressioni e insurrezioni da «Cronaca Sovversiva», ed. La Fiaccola, 2024, pp. 371, € 25;
  • Comité Liquidant Ou Détournant les Ordinateurs, CLODO. Macchine in fiamme, ed. Nautilus, 2024, pp. 64, € 5;
  • Alan Lomax, Blues nella notte del Mississippi, ed. Nautilus, 2024, pp. 119, € 11;
  • Gianluca Toro, Il fungo magico. Micologia e etnomicologia della psylocibe semilanceata, ed. Nautilus, 2024, pp. 134, € 12;
  • Raoul Vaneigem, Acrazia e autogestione. Verso una società in rottura con tutti i modi oppressivi di governo, ed. Nautilus, 2024, pp. 64, € 5;
  • AA. VV., Adios prision. Il racconto delle fughe più spettacolari, ed. Il Pennato, 2024, pp. 207, € 9;
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Bici e ribelli

MERCOLEDÌ 18 SETTEMBRE                                                                              a Daniele

Ore 19:00

Un tempo la bicicletta era stigmatizzata al pari di chi la usava, considerata essa stessa mezzo da fuori legge. Grazie a questo legame spesso è stata associata a ribelli di vario tipo. Quel legame si agita anche nei racconti di questa serata e nei suggerimenti di ribellione e libertà che possono dare. Dai vari personaggi che ne hanno fatto un simbolo per la propria esistenza, fino ai rivoluzionari e anarchici che l’hanno utilizzata per le loro azioni, passando per i partigiani e i braccianti che occuparono le terre dell’Arneo in Puglia. Un esempio su tutti, la storia dell’anarchico e rapinatore Sante Pollastro, che mentre si allenava in bicicletta sparava ai lampioni. Sempre in bicicletta, Daniele, scomparso due anni fa, ci avrebbe deliziato con i suoi racconti.

Ore 21

VéLO SWiNG

Klezmer scampanellato-Valzer pedalato-Swing scatenato con Matteo Galli al contrabbasso, Iannis Ferrari all’organetto,  Manu Ferrari alla fisarmonica

Vélo Swing è un trio musiclabile nato durante un viaggio in bicicletta, pedalato e suonato, da Lecce a Bologna nel maggio 2024. Dopo dieci giorni il trio ha raggiunto il capoluogo Emiliano per partecipare alla ventesima critical mass interplanetaria, la Ciemmona 2024.

All’interno ditribuzione di stampa anarchica, bar.

BIBLIOTECA ANARCHICA DISORDINE, VIA DELLE ANIME 2/B LECCE

disordine@riseup.net  disordine.noblogs.org

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L’eccesso di realtà. In ricordo di Annie le Brun

Recensione di:

Annie Le Brun, L’eccesso di realtà. La mercificazione del sensibile, ed. BFS, 2020, pp. 186, a cura di Martina Guerrini

I testi di Annie Le Brun sono dei piccoli scrigni, ricchi di pensieri critici e riferimenti letterari che spingono alla ricerca. Non è sufficiente leggere, è necessario approfondire, scavare. L’esatto opposto della semplificazione, dell’incasellamento. Un approccio poetico alle questioni, appassionato, a volte quasi fisico. Entrarci dentro vuol dire mettere da parte le certezze e spingersi oltre. Una sorta di esercizio di riflessione e di immaginazione che aiuta a rompere schemi. Non fa eccezione questo titolo, carico di stimoli. Per alcuni versi una sorta di glossario con cui prendere consapevolezza della catastrofe che, pezzo dopo pezzo, sta devastando non solo la natura e il mondo attorno ma anche gli strumenti cognitivi, culturali, sociali ed emotivi che si potrebbero usare per contrastarla. Sovente l’autrice fa dei parallelismi che nella loro limpidezza hanno la capacità di scuotere al fine di individuare l’attacco portato ad ogni aspetto e angolo del sensibile. L’inquinamento e la devastazione della natura fanno il paio con l’inquinamento mentale cui si viene sottoposti. La manipolazione del linguaggio viene paragonata alla manipolazione alimentare operata con gli organismi geneticamente modificati. La desertificazione e l’annientamento delle foreste con il rastrellamento del pensiero.

In una società sempre più connessa, il mondo connessionista,come l’autrice lo definisce, vi è una realtà eccessiva che la sovrabbondanza, l’accumulazione, la saturazione di informazioni e di immagini rimpinzano di fatti in una vortice di eccessi di tempo e di spazio. Basti pensare alla realtà prodotta dai social network, alla quantità di post pubblicati volontariamente da miliardi di esseri umani in tutto il globo che danno bene il senso del discorso appena accennato. Alcuni elementi costituiscono una specie di faro accecante che indica l’abisso cui ci si sta dirigendo. Una tecnologia sempre più aggressiva – e solo da ultimo si può fare riferimento all’intelligenza artificiale –, ha creato, seppur ormai da tempo, un nuovo sistema di comunicazione. L’interiorizzazione della tecnica ha fatto sì che la logica del computer si sia impadronita dell’individuo, delle sue azioni, dei suoi pensieri, delle sue emozioni. A ciò è corrisposta una reticolatura degli spazi sensibili, oltreché di quelli fisici. La corrispondenza continua, nel testo, tra parola, pensiero, spazio e tempo permette di avere quasi una mappa geografica di ciò che si sta cancellando in maniera irreversibile, se si intende per geografia ciò che intendeva l’anarchico Èlisèe Reclus, e cioè una geografia fatta con i piedi, con gli occhi, con i sensi, con i libri. L’autrice sostiene che la razionalità tecnologica sta comportando una riduzione di senso sempre più ampia, una decadenza delle parole, l’annacquamento del linguaggio. “Nessuno si è preoccupato delle conseguenze sul linguaggio delle scelte tecnologiche”, tra le altre cose, verrebbe da dire. Ma non è fuori luogo l’aver sottolineato ciò che sta accadendo rispetto al linguaggio, anzi risulta essere una riflessione centrale, effettuata anche da altri autori e anche nell’ambito anarchico. Un linguaggio ridotto, a cui si dà poca importanza, sostituito da sigle, simboli, di fatto porta non solo alla riduzione della capacità di pensiero e quindi di critica ma alla neutralizzazione delle idee a favore di opinioni intercambiabili, quando ci sono, a quella che l’autrice definisce l’eguaglianza nell’insignificanza.

Il linguaggio quindi è l’altro elemento indicativo della perdita generale di senso. E se si parla di linguaggio non si può non fare riferimento all’ambiente culturale e artistico verso cui Annie Le Brun effettua una critica feroce, e non poteva essere altrimenti data la sua partecipazione al movimento surrealista. Più che poeta maledetto l’artista risulta essere al giorno d’oggi un animatore socio culturale, più che un suicidato della società egli è un sovvenzionato della società. Contento di aderire al linguaggio comune, però di tendenza, al bene comune, però alternativo, l’artista è completamente a suo agio nel mondo istituzionale, senza mal di pancia, senza cerchi alla testa. L’effetto, ancora una volta, è la neutralizzazione di tutto ciò che nell’ambito culturale potrebbe costituire un rischio di sovversione. E ciò che potrebbe fuoriuscire dal recinto e magari rischiare di diventare una mina vagante, viene subito recuperato allo stesso modo delle istanze sociali di emancipazione che vengono recuperate dal capitalismo come mode del momento. Qui torna la questione del linguaggio, del discorso chiuso che si attorciglia su se stesso, che dà l’idea di un cambiamento ma che in realtà corrisponde ad una sottrazione di immaginazione e di immaginari. E che si riflette anche nel linguaggio del corpo; non si riduce solo la parola, ma anche la gestualità, la consapevolezza dello spazio in cui il corpo si trova. Fermarsi ad attraversare ad un semaforo in una grande città, dà l’idea di una massa di corpi indistinguibili in movimento. “Il totalitarismo dell’inconsistenza, dove tutto non è soltanto l’equivalente di tutto ma dove niente esiste se non è l’equivalente di tutto e viceversa”. Ed è così che col compiacimento degli intellettuali, la ricerca, l’arte, la letteratura, almeno nella stragrande maggioranza diventano puro intrattenimento mentre le persone diventano imprese e le imprese diventano università. Anche qui un altro circuito chiuso.

Non sfugge alla critica di Le Brun ciò che viene definita norma identitaria, e cioè l’ingabbiamento in categorie che si sostituiscono all’individualità e che più che tendere alla rottura tendono all’integrazione e che, a parere dell’autrice, alimentano un eccesso di realtà, dal momento che gli esseri sono chiamati a schierarsi in insiemi equivalenti gli uni agli altri abolendo distanze e differenze. Riflessione tanto attuale quanto scomoda se si pensa alla difficoltà della critica al di là del politicamente corretto e alle questioni di genere che hanno uniformato il discorso al riguardo senza possibilità di deviazione. L’autrice fa molti esempi in merito, dalla colpevolizzazione, secondo alcune letture femministe, di pittori di secoli passati rei di aver dipinto delle donne secondo la propria sensibilità, a quella di scrittori che hanno parlato di colonizzazione creando un immaginario rivendicativo dell’altrove e dell’ovunque non legato ad un solo popolo; il riferimento è ad Aimé Césaire e ai suoi “Cahier d’un retour au pays natal”. Tutto questo risulta in sintonia con questa lettura identitaria oltre la quale non può esservi nulla, pregna di moralismo e controllo della sessualità al quale corrisponde uno sradicamento del desiderio, fatto che farebbe inorridire i più ma che è visto con favore da una parte dei sostenitori dell’identità di genere.

Ma nonostante questa analisi implacabile della società e degli esseri viventi che la abitano, immersi in una servitù volontaria da un lato e in un processo di devastazione e manipolazione dall’altro che sta creando sempre più natura, cibo ed esseri viventi informi e artificiali, vi è un contraltare sempre presente. La rivolta è sempre sull’uscio di casa, fuori dalla finestra, nella reiterazione dei no, nella enormità poetica che si contrappone al linguaggio ingessato, nei versi di Baudelaire e Rimbaud, nelle visioni letterarie di Sade, nel teatro di Jarry, nella distruzione del senso comune dei surrealisti, nella capacità di non farsi afferrare di Liabeuf, nei furti di Jacob. Un libro pieno di domande e contro la speranza, se essa, come affermava Günther Anders, predispone più agli happening che alla lotta.

Con la naturalezza delle stagioni che ritornano, ogni mattina i bambini scivolano tra i loro sogni. Hanno ancora la capacità di ripiegare come un fazzoletto la realtà che li attende. Niente è loro meno lontano del cielo nelle pozzanghere. Allora, perché non ci sono più adolescenti così selvaggi da rifiutare d’istinto il sinistro avvenire che si prepara loro? Perché non ci sono più giovani così appassionati da disertare le prospettive tracciate che si vuol far loro adottare per la vita? Perché non ci sono più esseri così determinati da opporsi con ogni mezzo al sistema di rincoglionimento da cui trae la sua forza consensuale?

Dana

Recensione tratta da Inattuale n.1, aprile 2024, bollettino di critica e cultura anarchica.

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Nuovi titoli in distribuzione

  • Alfredo M. Bonanno, I giovani in una società post-industriale, ed. Anarchismo, 2024, pp. 69, € 7. Seconda edizione
  • Albert Meltzer (a cura di), Il movimento di solidarietà rivoluzionaria internazionale e il Gruppo 1° Maggio 1945-1973, ed. Anarchismo, 2024, pp. 121, € 9
  • AA. VV. (a cura di Roberto Carocci), Errico Malatesta. Un anarchico nella Roma liberale e fascista, ed. BFS, 2022, pp. 176, € 16 invece di € 18;
  • Maurizio Antonioli, Figli dell’officina. Anarchismo, sindacalismo e movimento operaio tra Ottocento e Novecento, ed. BFS, 2013, pp. 190, € 16 invece di € 18;
  • Maurizio Antonioli, Un’ardua gioconda utopia. Il «Prometeo liberato», simboli e miti degli anarchici tra ‘800 e ‘900, ed. BFS, 2017, pp. 157, € 14 invece di € 16;
  • Massimilano Bacchiet, Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa 1872-1900, ed. BFS, 2023, pp. 288, € 22 invece di € 24;
  • Franco Bertolucci, A Oriente sorge il sol dell’avvenire. Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa 1917-1922, ed. BFS, 2017, pp. 119, € 12;
  • Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a a Berneri, ed. BFS, 2023, pp. 555, € 32 invece di € 36;
  • Pier Carlo Masini, Cafiero, ed. BFS, 2014, pp. 280, € 18 invece di € 20;
  • Santo Peli, La Resistenza difficile, ed. BFS, 2022, pp. 139, € 14 invece di € 16;
  • Marco Rossi, La battaglia di Livorno. Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923), ed. BFS, 2021, pp. 177, € 14 invece di € 16;
  • Annie Le Brun, L’eccesso di realtà. La mercificazione del sensibile, ed. BFS, 2022, pp. 187, €14;
  • Maurizio Antonioli (a cura di), Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra Otto e Novecento, ed. BFS, 2007, pp. 216, € 25 invece di € 30;
  • Francisco Soriano, Noe Ito. Vita e morte di un’anarchica giapponese, ed. Mimesis, 2018, pp. 111, € 10 invece di € 13;
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Serata benefit “Inattuale”: Ettore Labbate incontra Augustin Barrios

Mercoledì 31 luglio dalle 20.30

Serata benefit “Inattuale” bollettino di critica e cultura anarchica.

Bar, aperitivo, panini.

h.21.30:

Ettore Labbate incontra Augustin Barrios.

Augustin Barrios Mangoré (1885-1944) è un compositore di chitarra classica paraguaiano che ha dedicato tutta la sua vita a questo strumento spesso poco conosciuto nella tradizione della musica cosiddetta “occidentale”. Durante le sue tournée faceva scoprire ad un largo pubblico le sue musiche, trasmettendo anche un messaggio politico, in opposizione alla cultura elitaria dei “conquistadores”. Il nome adottato, Mangoré, è la citazione del nome di un grande capo della foresta paraguaiana; per lui la musica non dipende da nessuna forma di potere, ed altro non è che un’avventura artistica e sociale, vissuta collettivamente nel rispetto dell’espressione e la realizzazione della libertà.

È in quest’ottica che Ettore Labbate si avventura in questa tournée, in compagnia di Barrios e della sua chitarra, congiungendo paesi diversi, incontrando nuove persone o ripercorrendo semplicemente le orme dei suoi amici e compagni, vicini o lontani… Cominciata in dicembre 2023, dopo le date in Francia (Caen, Rennes, Paris), in Belgio (Bruxelles e Namur) e prossimamente in Svizzera, Ettore suona per la prima volta in Italia a Lecce, presso la Biblioteca Anarchica Disordine di Lecce!

BIBLIOTECA ANARCHICA DISORDINE, VIA DELLE ANIME 2/B LECCE

disordine@riseup.net

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Novità in distribuzione

  • I giorni e le notti n°15. Rivista anarchica, giugno 2024, pp. 100, € 5;
  • Mauro De Agostini / Franco Schirone, Il popolo tiranni più non vuole. Leggi eccezionali e domicilio coatto nell’Italia di fine Ottocento, ed. Zero in condotta, 2024, pp. 206, € 14 invece di € 17;
  • Marco Rossi, Morire non si può in aprile. L’assassinio di Teresa Galli e l’assalto fascista all’Avanti! Milano – 15 aprile 1919, ed. Zero in condotta, 2022, pp. 175, € 9 invece di € 10;
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La protesta del cuore

Il cuore di Mohammed, sudanese di 47 anni, ha protestato in maniera estrema e definitiva, smettendo di battere, stanco della fatica, della polvere e del calore. Qualche giorno di scandalo, un po’ di cordoglio e di pietismo delle anime belle della società, e poi il ritorno della quotidianità. Non bisogna meravigliarsi, perché la morte di quest’uomo rientra a pieno titolo nella normalità di questo mondo, una normalità fatta di sfruttamento di poveri disgraziati ad opera di padroni, sostenuti da Governi e amministrazioni locali (di destra quanto di sinistra) e associazioni no-profit che tra tante belle parole hanno lasciato che la situazione rimanesse inalterata. Questa morte in mezzo ai campi di pomodoro non è un’anomalia, frutto di condizioni di lavoro schiavistiche, bensì la normale conclusione dello sfruttamento capitalista. Mohammed non era uno dei tanti invisibili, un clandestino, ma un uomo più o meno in regola col permesso di soggiorno, che forse non poteva essere in regola anche col contratto di lavoro per via della sua condizione di apolide, frutto del limbo giuridico in cui ci si trova sospesi quando si è richiedenti asilo, una condizione che impedisce di avere un regolare lavoro. Il fatto che il padrone di turno fosse già stato arrestato per sfruttamento nei campi, al massimo fa riflettere sulla sua poca furbizia, ma non sposta di una virgola la spaventosa normalità di questo genere di morti. Qual è infatti la differenza tra uno sfruttatore di africani a Nardò ed uno sfruttatore di cinesi nella famigerata Foxconn a Shenzhen, fabbrica-dormitorio dove vengono prodotti gli I-phone, in cui si sono suicidate decine di persone in pochissimi anni? È nella distanza geografica che separa lo sfruttatore dagli sfruttati, perché Steve Jobs (e i suoi eredi) si trovano dall’altra parte del mondo rispetto a coloro che ammazzano per trarne profitto. È un po’ come per la guerra: i combattenti dell’Isis che sgozzano da vicino e si sporcano di sangue sono terroristi, gli eserciti che bombardano a distanza sono esportatori di democrazia. Nella realtà, tolte le sfumature, le differenze non esistono. La differenza è anche nella distanza – per dir così – sociologica che separa il pomodoro dal telefono; la raccolta del primo è legata alla terra e richiama condizioni di lavoro dure e retrograde, la produzione del secondo è sintomo di progresso e civiltà. Nessuno si chiede, mentre corre sempre più veloce col ditino su uno schermo, quanti morti lasci dietro di sé la nuova, entusiasmante app di cui si vanta con gli amici. All’interno di questo mondo di merci, fatto di produzione e consumo, e delle sue Repubbliche fondate sul lavoro, non esistono imprenditori dal cuore tenero e crudeli schiavisti, ma vige sempre l’insuperabile divisione in classi tra padroni e servi, tra sfruttati e sfruttatori. In mezzo a tutto ciò, l’unica protesta sembra essere quella del cuore che si ferma, perché in troppi ormai un cuore non lo hanno più o, come diceva il poeta, lo hanno a forma di salvadanai.

Tratto da Brecce n°3. Giornale murale @periodico, luglio 2015

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Aperitivo e diffusione del bollettino “Inattuale”

Venerdì 21 giugno dalle 20
Bar, aperitivo e diffusione di “Inattuale”, bollettino di critica e
cultura anarchica
A seguire musica con dj LO TEK, post punk, hardcore, hip hop

Biblioteca anarchica disordine
via delle anime 2/b Lecce

Dall’editoriale:
Una scelta fuori moda, ancora una volta. La pubblicazione di un bollettino cartaceo che tratti a sua volta di carta stampata, o meglio di carta stampata che parli delle nostre idee, le idee anarchiche.
Da due secoli a questa parte si stampa in maniera infaticabile.
L’importanza della stampa per gli anarchici è da sempre centrale. In qualsiasi circostanza, in qualsiasi avversità storica o sociale, scrivere, stampare, diffondere le idee anarchiche è stata sempre una priorità, mentre infuriava la tempesta o splendeva il sole della rivolta. Sotto gli occhi complici della luna o tra i nascondigli nei boschi. Insieme all’azione, la discussione, il dibattito, la critica, la polemica, la solidarietà, l’analisi, la tensione, la divulgazione e lo stimolo sono stati sempre presenti, cuore pulsante di un’idea viva, sia che i testi si rivolgessero agli anarchici stessi, sia che si
rivolgessero a tutti quanti. Dal dibattito nasce altro dibattito, dalla critica altra critica, e via dicendo in un continuo scorrere di idee e ragionamenti che possono affinare e affilare l’agire. Non esiste una separazione ma un continuo flusso di teoria e pratica che si animano costantemente. Partendo da queste riflessioni alquanto basilari per
molti, è nata l’esigenza di dare persistenza alla stampa e all’editoria anarchica, di favorirne e coordinarne la distribuzione. Un modo per provare a ridare alla pubblicistica anarchica l’importanza che merita, affinché i nostri libri, le pubblicazioni da noi editate, trovino spazio non tanto e non solo sulle nostre librerie, quanto nelle nostre vite, in
quanto strumenti di studio e di approfondimento, di conoscenza e di analisi, perché le idee su carta non restino avviluppate nelle pagine dei libri dei vari centri di documentazione, ma diventino costante nutrimento delle azioni nella vita quotidiana, per approfondire la
realtà nel tentativo di trasformarla e sconvolgerla.

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