I miei, contadini, operai, che nulla inganna, né può ingannare,
m’hanno detto: «Su ogni paese c’è odor di merda;
Tutti i giorni c’è un po’ più odor di merda;
Ogni giorno si uccide un popolo per aumentare la merda;
Giorni di merda, radio di merda, manifesti di merda
Con grandi parole di merda annunciano progressi di merda;
I giudici non somministrano più che sentenze di merda;
Persino noi, lavoratori, si vuole che siamo di merda;
Tu che conosci dei nomi, facci il nome dell’inedita bestia,
La bestia più bestia che non è altro che merda,
Che si concepisce merda e non vuole essere che merda,
La bestia che si vuole merda, piedi, ventre, spalle, testa,
La bestia di merda che nella sua testa di merda ebbe questo pensiero di merda:
L’uomo viene ucciso ovunque; finalmente la merda può regnare!
La merda, di merda in merda, vi smerderà tutti;
tutto vi verrà tolto, cuore, anima, spirito,
pane, vino, tutto, tranne la merda;
vedrete quel che può creare la merda;
vedrete troni di merda e diamanti di merda;
sapremo offrirvi festival di merda;
tutti voi sfilerete, onoratissimi, davanti alla merda;
quindi verrà la grande rivelazione della merda,
la bibbia della merda: in principio fu la merda,
in mezzo fu la merda, alla fine sarà la merda,
così ha scritto il Geova della merda».
— «Contadini, operai, miei immacolati, o meglio che niente può sporcare,
Trionfante a piene narici: “tutto è ben smerdato;
a mia immagine e mia merda, smerdo il mondo intero!
persino i lavoratori hanno la mia merda nei loro pensieri!”
La bestia gigantesca distesa in questi palazzi,
Regnante di merda in merda nell’epoca della merda
Con specchi di merda in cui riflettere la propria merda
E dei letterati in fila per venti che cantano: “gloria alla merda!”
La gran bestia che è inizio, centro e fine della merda;
La bestia talmente merda che ogni terra ne diviene merda,
La bestia che ovunque predica: “la felicità è la mia merda!”
E che condanna l’umanità per delitto di lesa merda,
Il mostro tutto di merda, lavoratori, è lo stalin».
Lo chiamo lo stalin, perché non esiste uno Stalin:
Infatti la merda non può essere una merda;
Per poco che si sia di merda si è tutto di merda;
O si è per intero merda o non si è merda.
Incontestabilmente, è lo smerdatore delle popolazioni;
È, dita pelose, l’ipnotizzatore che inebetisce le nazioni;
È l’uccisore che esige dai suoi cadaveri: «Bisogna amarmi!»
È l’enorme insozzatore da cui ogni uomo deve lavarsi.
Se non è proclamato sole, si crede criticato;
Se non viene definito il più sapiente, uccide tutti i sapienti;
Se non viene definito grande permanente, uccide «prima», «dopo», «durante»;
Se potesse creare Dio, lo creerebbe per ucciderlo.
Se tra il popolo rimane un singolo non prono,
Questo Tartarino degli assassinii si mette a tremare:
«Buu, buu! hu! mi minacciano!
questo singolo, più è solo, più, buu buu, è il pericolo!
Buu, buu, buu! Presto! ho abbastanza eserciti?
Abbastanza duri poliziotti? un cremlino abbastanza spesso?
Letterati abbastanza ammaestrati? Buu, buu, buu, letterati,
Presto proclamate: “Allarmi, popolo! Un ultimo singolo è sfuggito!”
La caccia all’ultimo singolo nei miei stati è aperta!
Per catturare l’ultimo singolo si spostino mari e monti!
Per sloggiare l’ultimo singolo venga sfollata ogni città!
Per disgustare l’ultimo singolo vengano popolati tutti i deserti!
Attaccandolo, milioni contro uno, forse lo abbatteremo?
Se ogni luogo diventa prigione, rimarrà senza la sua prigione?
Uccidendo tutti ovunque, forse uccideremo anche lui?
Chiamandolo grande ultimo singolo, forse lo attireremo?»
Sul suo popolo rincretinito, regna come un bue
Contro ogni pensiero egli si difende, con le corna e le froge;
Rumina grossolanamente sotto la sua pelle enorme
Le sue gigantesche, pesanti, laide leggi di bue.
Quando il bue vuol muggire, ogni cervello deve fermarsi,
Ogni filosofo deve gridare: «Il bue ha detto giusto!»
Ogni lavoratore danzare: «Che fortuna avere il bue!»
Ogni povero proclamare: «Che onore avere il bue!»
Chiunque in ogni istante deve spaventarsi dinanzi al bue,
Chiedersi: «Avrò mica disturbato un pelo del bue?
O commesso delitto di essere umano sotto il regno del bue?
Ho peccato, ho peccato! Che io venga immolato subito al bue!»
Dallo sterco del bue deve ispirarsi ogni poesia;
Tutti i rutti del bue sono decretati sublimi;
Api non è parente di questo bovino divinizzato;
Tutto ciò che fa il bue è primo e ultimo.
Chiedo scusa ai buoni buoi, ai buoi veri,
Ai buoi, fratelli umani, che si vedono nei pascoli:
Non hanno fatto nulla perché l’ultimo degli ultimi
Sottouomini di questi tempi sia loro paragonato.
In verità l’ultimo singolo è già qui;
I passi che faccio, non li faccio che sui suoi passi;
Egli mi dà per annunciarlo un po’ della sua voce;
Ogni tiranno che decreta il silenzio alza la sua voce.
Nessuno può trattenerlo, nessuno può ucciderlo:
Gli assassini capi possono fare di tutto, non potranno mai
Fare in modo che lui non sia nato, inassassinabilmente nato, lui che è,
Essenzialmente, colui che gli assassinati generano.
In realtà l’ultimo singolo non è solo, egli è
L’incontro di milioni di assassinati;
Tutti i popoli massacrati giungono a popolarlo;
Più gli assassini sembrano re, più egli è re su di loro.
Ogni innocente ucciso resuscita in lui;
Ogni paese che piange è pianto venti volte nella sua carne;
Egli grida in pieno deserto: «che ogni deserto sia rifiutato!»
Sulle anime scacciate egli dice: «che nessuna anima sia abbandonata!»
Dal cielo, dai ruscelli, dai contadini, dagli operai
L’ultimo singolo viene incoraggiato nella sua opera;
Tutte le piante in segreto gli parlano;
Tutti i rami agitano in lui i loro rumori per aiutarlo.
La luna, la bianca immutabile, col suo frammento
Rubato dalla fronte di un bianco toro addormentato
Mette la sua testa sotto di lui quando diventa troppo malfermo,
Lo spinge più avanti sui suoi passi incerti.
Per tentare di cancellare lo Spirito che l’ha chiamato
Col suo vero nome, incancellabile per l’eternità,
Lo stalin ormai può agitarsi di merda in merda,
Mobilitare da un capo all’altro della terra tutte le merde,
La merda che è difesa da tutte le merde diventa più merda,
Perché questo è l’implacabile destino della merda:
Non v’è alleluia per la merda che nella merda
E la merda che si adula è la peggiore delle merde;
La merda aveva creduto che il poeta avrebbe tremato,
Perché ogni paese sudava di paura davanti alla merda,
Ogni paese in fretta e furia diventava merda
E ogni uomo consultava i maghi della merda.
Ma il poeta di fronte alla merda non ha ceduto
E di fronte al poeta è la merda che cederà;
Lo stalin che ordina: «Morte allo Spirito!» morirà,
Lo Spirito che gli trovò il suo giusto nome non morirà.
Armand Robin [1945]