Il tempo della mediazione è finito.
L’avvio dei lavori di Tap, con il rafforzamento dell’area di cantiere dove dovrà essere realizzato il pozzo di spinta, e il dispiegamento di centinaia di forze dell’ordine, ha strappato il velo – nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno – alle ultime illusioni di chi credeva che la via burocratica, istituzionale e giudiziaria, potessero realmente bloccare i lavori. Che questo genere di opposizione non potesse fermare un’opera gigantesca, che coinvolge più Stati e potentati economici fortissimi era chiaro fin dall’inizio, così come era chiaro che qualche amministrazione comunale e qualche ricorso in tribunale non potessero bloccare un’opera considerata “di interesse strategico nazionale”.
Ora che la Legge continua a schierarsi con se stessa, ora che le amministrazioni comunali dovranno riallinearsi alle direttive degli organi superiori e sono state richiamate all’ordine, mentre alcune di esse si sono buttate a raccogliere qualche briciola; ora che nessuna decarbonizzazione, suggerita per prima dalla Regione Puglia per distrarre l’attenzione, potrà fermare l’accumulo di energia di cui ha bisogno questo sistema per sorreggersi, non possiamo più farci illusioni. Non basterà più appellarsi alla sopravvivenza degli ulivi per fermare le ruspe difese da un apparato di vigilanza pubblico. Non servirà a nulla affermare che si deturperanno le coste e la natura per impietosire imprenditori che hanno il cuore a forma di salvadanai. Non avrà senso puntare sullo sviluppo del turismo per far ragionare affaristi e politici uniti da un unico interesse. Non sarà opportuno chiedere alla forze dell’ordine di intervenire a tutela dei cittadini: sarà lo Stato a chiedergli di tenere d’occhio i cittadini, esattamente come sta accadendo. Per qualunque Stato i veri nemici sono proprio i suoi abitanti quando diventano un ostacolo ai suoi profitti e al suo privilegio.
Alcuni mesi fa come oggi, una sola strada è rimasta percorribile: quella del nostro intervento diretto, a tutela del territorio che viviamo, della nostra salute, delle nostre vite e della nostra dignità. Metterci in mezzo in prima persona per bloccare un’opera inutile e nociva, ennesimo progetto di devastazione calato a forza sulle nostre teste per i soliti interessi di pochi. I lavori veri e propri sono appena partiti e, fino alla completa ultimazione, saranno ancora lunghi. Possiamo ancora fare tanto per bloccarli e rendere difficoltoso il loro progetto costruito sulla nostra sopraffazione.
Non ci resta che provare!
Nemici di Tap