Tre serate benefit prigionieri anarchici
Una ventina di misure cautelari in meno di un mese: è il risultato delle
ennesime operazioni repressive a carico di anarchici in Italia. Accusati
del solito reato di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”
per giustificare gli arresti, data l’inconsistenza degli elementi
probatori, gli inquisitori decidono di cambiare passo e puntano su due
aspetti per puntellare le loro inchieste: il reato di “istigazione a
delinquere” e la solidarietà. Se il primo permette di perseguire
chiunque prenda la parola nel corso di una manifestazione, accusandolo
di sobillare – cosa che ogni anarchico cerca di fare –, le diverse forme
della solidarietà sembrano essere il nuovo terreno da criminalizzare,
tanto da menzionarle come indizio di colpevolezza per colpire con
arresti preventivi.
Si dà il caso che la solidarietà sia proprio uno dei
capisaldi del pensiero e dell’agire anarchico, e cercare di colpire e
criminalizzare tale pratica significa provare a spingere un po’ di più
verso l’angolo chi abbia a cuore la libertà, propria e degli altri.
Rispondere continuando a praticarla, nelle sue innumerevoli modalità, è
il minimo che si debba continuare a fare.