IL NOSTRO ANTIFASCISMO
L’antifascismo nostro non è uno solo, onde incontriamo una camicia nera, o azzurra od anche rossa o di qualsiasi altro colore e che nasconde fini reazionari e tirannici, lì abbiamo il nostro bersaglio. Il luogo di combattimento non è solo l’Italia, ma qualsiasi altra nazione, compresa anche la Russia di Lenin e i suoi eredi. Ma quando da una frazione di uomini sorge una idea pura con l’unico scopo di emancipare e di emanciparsi, senza mire autoritarie per il domani e che del passato nulla ha rimproverarsi; noi benché seguitando i nostri mezzi di lotta, benché non lasciandoci fuorviare da questa idea, non possiamo fare a meno di ammirarne e riconoscere le doti.
Ammirammo gli Irlandesi in lotta con l’Inghilterra, ci solidarizzammo con i suoi martiri; liberi da ogni patriottismo e da rancori di razze, siamo tuttora dal lato di ogni popolo che tenta di emanciparsi dal dominio di altre nazioni: contro l’Italia in favore dei libici, contro Francia e Spagna in favore degli abitanti del Riff, sempre per la libertà di tutti, sempre contro le dominazioni, preparando il terreno per il domani nostro, per il domani della società anarchica.
Il fascismo domina, tiranneggia e assassina in Italia, per questo lo combattiamo e non perché siamo italiani. Non facciamo rivendicazioni di nazionalità, facciamo questioni di libertà, lottiamo per disperdere qualsiasi vestigia di violenza sull’uomo. Non pieghiamo davanti alla reazione, in qualsiasi forma essa si presenti. Teniamo ben alta la nostra bandiera di ribellione contro ogni sopruso, contro qualsiasi tiranno o dittatore. Per questo nel fascismo vediamo l’idea più nefasta che sia esistita. Miscuglio di tradimento e di bigottismo, di spionaggio e di corruzione, di malafede e di sobillamento, di cattiveria e di falsità. Cerchiamo di abbatterlo definitivamente estirpandolo dalla faccia del mondo. Ogni mezzo sia buono, ogni atto venga appoggiato, tutte le armi si affilino, ogni forza sia adoperata per eliminarlo con tutte le sue fogne malsane. (…)
COME BATTERSI?
Non bisogna nascondersi la potenzialità interna del fascismo, esternamente potrà sgretolarsi al primo urto contro un avversario agguerrito, perché gran parte dei suoi “eroi” è racimolata tra gli imboscati dell’ultima guerra ed altra tra “valorosi” soliti a battersi contro nemici disarmati; ma internamente esso poggia su una forte attrezzatura militare e poliziesca. In quanto alle grandi masse popolari e proletarie, esse sono ancora troppo terrorizzate e avvilite e troppo ancora risentono di tradimenti prossimi e lontani per poter rispondere al primo appello insurrezionale. Le ultime leggi repressive e il domicilio coatto hanno poi ancora di più indebolite le resistenze attive e intelligenti. Conseguentemente il pensare oggi ad un assalto frontale è temerario e potrebbe risolversi in quella strage che il fascismo anela compiere per meglio assicurarsi il potere. D’altra parte, contro il fascismo, solo l’azione può servire. Agire, si deve, per batterlo e per creare quelle condizioni di sgretolamento che renderanno possibili movimenti su più larga scala e generali. Suggeriamo perciò, in Italia e fuori, a tutti coloro che vogliono molestare, fino a fiaccarlo, il nemico, la guerriglia autonoma e per ordine sparso, di piccole entità più difficilmente raggiungibili e identificabili. Nei diversi ambienti e tra i diversi ceti si formino ristretti comitati o gruppi di azione. Non è detto che ognuno debba compiere necessariamente atti violenti; ognuno compia invece quegli atti, di offesa al nemico, possibili, date le attitudini, le capacità e i mezzi dei componenti un determinato gruppo costituitosi per affinità e per reciproca fiducia. Che ciascun gruppo faccia e compia la sua parte di azione senza chiedersi quello che faranno gli altri gruppi. Tutti diritti allo scopo unico. E poiché il nemico vigila attento e insidioso, che ciascun comitato e gruppo di azione conosca e controlli i propri componenti.
Troppi rinnegati di tutti i partiti – gente certamente ieri di fede mentita – il fascismo, pagando, ha chiamato a sé ed è presumibile che esso tenti attraverso così loschi elementi di organizzare complotti e tranelli simulando a sua volta l’esistenza d’identici gruppi. È perciò necessaria la massima cautela. Così pure bisogna prevenire l’opinione pubblica che è possibilissimo che il fascismo, in Italia e fuori, faccia commettere dai suoi sicari atti bestiali e nefandi per poi attribuirli ai suoi avversari. In quanto ad una possibile intesa tra i diversi gruppi, sia pure nella stessa città, noi siamo del parere ch’essa non è urgente al momento, potendo risultare imprudente e pericolosa, mettendo troppi elementi alla mercé di eventuali traditori. Se una vasta intesa per una comune azione – e non certamente con quegli equivoci elementi che il fascismo cullarono e che vorrebbero tornare a quel passato che del fascismo fu padre amorevole – dovrà realizzarsi, essa maturerà automaticamente e logicamente quando gli avvenimenti matureranno. Per oggi, ripetiamo, è raccomandabile che i gruppi d’azione si moltiplichino, non lasciando riposare il nemico, pronti alle necessarie rappresaglie, ma svolgendo un’azione autonoma. E se da una tale azione dovrà risultare una lotta spietata e senza quartiere, nessuno sgomento. Così il fascismo ha voluto, così deve essere, così sarà!
Severino di Giovanni