Egregio Dottor Serravezza [*],
questa nostra non è una lettera per elogiarLa, ma siamo certi che vorrà scusarci e capirà, avendo già schiere di ammiratori ed essendo riuscito a conquistare ulteriori simpatie per il suo impegno contro il gasdotto Tap che si vorrebbe realizzare nel Salento.
In effetti è proprio in merito a questo suo impegno che abbiamo deciso di scriverLe, ed in particolare in riferimento ad un Suo appello pubblico, in cui chiedeva a tutti i partiti e movimenti – da Casapound agli anarchici – di fare un piccolo passo indietro, nel nome di una battaglia comune contro Tap. Ora, a parte il fatto che in una lotta i passi da fare sono, secondo noi, sempre in avanti e mai indietro, la questione è anche un’altra, ben più importante. Perché a nostro avviso la lotta contro Tap non è, come Lei afferma, una lotta per la salvezza del territorio, dell’ambiente e della salute delle persone, bensì una lotta di libertà e per la libertà, e come tale non può essere portata avanti con coloro che della libertà sono nemici, come i fascisti di Casapound che Lei forse ammira e con i quali si è già trovato a collaborare in pubbliche iniziative, e come i democratici che Lei stesso rappresenta.
Vede, Dottore, i fascisti saranno anche disponibili a manifestare per la difesa dell’ambiente e del territorio, nel nome della loro lurida ideologia fondata su «sangue e suolo», ma si tratta delle stesse spregevoli persone che inneggiano all’eliminazione del diverso, alla caccia all’«uomo di colore», alle guerre nel nome di una presunta superiorità occidentale… Lei è disposto ad accettare tutto questo? Lei crede che le cose possano essere separate e si possano portare avanti delle lotte dividendole in compartimenti stagni? Noi crediamo di no.
Noi crediamo anzi che il suo pensiero, caro Dottore, sia dannoso, perché affermando che la lotta contro Tap è una lotta per la difesa del territorio, dell’ambiente e della salute, spalanca le porte ai fascisti che forse saranno suoi amici, ma di cui noi siamo irriducibili nemici.
Non solo; Lei spalanca la porta ad altri – come Lei – eminenti scienziati, che confutano le sue tesi sulla cancerogenicità delle emissioni del gasdotto, avallandone di fatto la costruzione. Lei ha permesso, caro Dottore, con i suoi scioperi della fame e della sete, il riaffermarsi della politica all’interno della protesta, una politica che era stata scavalcata dalla rabbia spontanea di centinaia di persone comuni; lo ha permesso incontrando sindaci, governatore di Puglia ed esponenti di Governo coi quali ha dialogato amorevolmente. Lei ha espresso l’idea di spostare altrove l’approdo del gasdotto, intendendo quindi devastare in un altro luogo il territorio e l’ambiente, e compromettere la salute di altre persone un po’ più in là. Lei, caro Dottore, ha assunto in una parola il ruolo del recuperatore, provando a mediare con la politica ciò che per noi non è mediabile: la nostra libertà.
Una libertà che non andrebbe sminuita e contenuta, bensì difesa e aumentata; una libertà che affonda le sue radici nei motivi profondi per cui opporsi al gasdotto, ad un’opera di colonialismo energetico che non si limita solo a devastare il giardino fuori dalle nostre case, ma è causa ed effetto di guerre sparse in giro per il mondo con tutto il loro corollario di morti, devastazioni, esodo di milioni di persone, annegamenti nei mari…
Opporsi al gasdotto Tap, egregio Dottore, significa volersi opporre a tutto ciò, e significa anche volersi opporre agli Stati che queste condizioni creano ed alimentano, agli Stati che impongono e difendono, manu militari, opere come Tap. Agli Stati che, proprio come i fascisti, sono nemici della libertà.
Per questo, caro Dottor Serravezza, se vuole collabori pure coi fascisti e con la politica, ma lo faccia sempre a titolo strettamente personale, e sia anche disposto ad affrontarne le conseguenze. Ad alcuni può anche bastare l’autorevolezza o il digiuno di un uomo per considerarlo proprio complice.
A noi no.
Cordiali saluti,
Nemici di Tap
[volantino distribuito a Melendugno in occasione di una iniziativa organizzata da Lega Italiana Lotta Tumori, Comitato No Tap e Terra Mia]
* Giuseppe Serravezza, oncologo, responsabile scientifico della LILT di Lecce, salito alla ribalta delle cronache per lo sciopero della fame e della sete intrapreso in segno di protesta contro la costruzione del gasdotto Tap.