Sembra ormai norma che “Lecce città del turismo” non tolleri più alcun dissenso. Una città ormai del tutto gentrificata sinonimo di una città controllata. I muri eretti in seguito allo sgombero della nuova occupazione anarchica nel centro storico, in un edificio di proprietà comunale, parlano da soli. Al di fuori del consumo, nulla è concesso. E il centro storico di Lecce è ormai totalmente luogo di consumo, tra bar e ristoranti, locali alla moda e negozi di lusso, alberghi e B&B. Per i residenti di un tempo, additati perché abitanti del centro storico, non c’è più posto. Per i refrattari, di qualsiasi tipo, non c’è più posto.
I muri si ergono per chi non si adegua o è diverso: che sia un immigrato vissuto occupando alle Giravolte per più di vent’anni, o chi vuole prendersi uno spazio per esprimere le sue idee e i suoi desideri. Quei muri sono l’esatta espressione del potere. Che si chiami Noi con Salvini o si chiami Noi con Salvemini (sindaco di Lecce), di fatto i processi portati avanti sono gli stessi. Con brutalità il primo, con il sorriso il secondo, sicurezza e decoro sono la parte centrale dell’agenda del potere. Agenda che significa sempre più polizia nelle strade, TSO, annientamento della vita sociale, espulsione degli indesiderati, controllo totale, omologazione. Perché tutto è collegato e non è possibile sentirsi estranei. Soltanto chi ha gli occhi chiusi non può accorgersi di quanto e come stia cambiando questo territorio, di quanto e come le persone che lo abitano siano sempre più spossessate della loro esistenza. Si eradicano alberi e si cancella il paesaggio, sostituito con impianti, centrali e cemento. Si chiudono spazi per eradicare il pensiero critico, il dissenso, la ribellione. Per via poliziesca o per via burocratica, l’Autorità vuole solo affermare se stessa e il suo totalitarismo. Questo concetto base di uno Stato di polizia è, in fondo, anche il concetto base di uno Stato democratico e di chi lo amministra. Il resto sono chiacchiere da bar.
Ma se i muri vengono eretti la cosa più semplice e più urgente da fare è abbatterli, qualsiasi cosa essi rappresentino. Confini, morale, annientamento del pensiero critico. Eradicare la refrattarietà della natura selvaggia, così come di quella antiautoritaria, non è poi impresa facile.
“Abbattete, abbattete sempre, perché tanti più abusi eliminate al presente, tante soluzioni egualitarie preparate per l’avvenire”.
E. Cœurderoy