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LO SPILLOVER DEL PROFITTO.

Capitalismo, guerre ed epidemie, Calusca City Lights (a cura di), Edizioni Colibrì, 2020, 144 pp. Euro 14,00

Un libro che pone una domanda cruciale: “Il 2020 sarà l’anno della seconda (e ultima) grande crisi del capitalismo, dopo quella del 1929, che annuncerà un ‘Ottobre 1917’ a livello mondiale?”. E lo fa, dopo avere tratteggiato i nessi stringenti fra “capitalismo, guerre ed epidemie”, avere proposto alcuni approfondimenti sul carattere duale (civile e militare) delle tecno-scienze contemporanee e avere ragionato intorno alla “economia di guerra”.

Come le società di classe precedenti, fondate sugli scambi e sul commercio, il capitalismo è incapace di fermare la diffusione delle epidemie. Anzi la favorisce distruggendo l’ambiente naturale, ricercando spasmodicamente un profitto immediato, affondando inesorabilmente a colpi di “tagli di bilancio” l’intero sistema sanitario e trasformando gli alloggi in gabbie per polli dove sono ammassati miliardi di esseri umani.

La guerra è da tempi immemorabili un moltiplicatore di epidemie, in quanto ne favorisce la diffusione. Dopo avere dimostrato la sua totale incapacità di anticipare e gestire l’“emergenza coronavirus”, il sistema farà di tutto per farne pagare il conto a coloro senza di cui non può raccogliere i suoi profitti: i proletari. E le voci di tale conto saranno: aumento della disoccupazione (stimata a 25 milioni per il 2020), riduzione del salario reale, progressiva militarizzazione della società. La posta in gioco è, indubbiamente, di portata storica.

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