Ci hanno rubato la notte

Ci hanno rubato la notte.

Abbiamo scordato la data di inizio del coprifuoco e forse stiamo lentamente dimenticando le nostre notti in compagnia della luna, degli amici, degli amanti, delle stelle. È qualcun altro a dirci come passarle fra le mura di casa. Cercano di disciplinare tutto adesso con la scusa del virus: come relazionarci gli uni con gli altri, chi poter vedere, dove andare, gli orari… E ci ritroviamo a vivere giornate scandite da lavoro, tv, computer, supermercato e famiglia. Scelgono il colore dei luoghi dove viviamo e in base a quello ci costruiscono addosso una o l’altra gabbia. E ogni giorno inventano una nuova illogicità che finisce per plasmarci l’esistenza.

Da mesi stiamo chiusi in casa, decine di milioni di persone rinchiuse per paura o rassegnazione. E a domare tali paure non sembra più necessaria neanche la polizia. Ci riscopriamo zitti e obbedienti.

È questo che vogliamo? Quali nuove e interminabili costrizioni siamo disposti a sopportare? Potremmo svegliarci un giorno e renderci conto che non conosceremo più il piacere di un abbraccio, non sapremo immaginare un vero sorriso e non conosceremo la bellezza del rifugio della notte per le nostre fughe, i nostri diversi (in)sonni. Qualcuno avrà scelto per noi e pagheremo il prezzo dei nostri silenzi di oggi, della nostra accettazione.

Perché invece non proviamo a mandare all’aria tutto questo?

Per uscire, per reagire, per attaccare, per provare ancora a sognare!

Se c’è qualcosa da salvare in questo mondo è la necessità di lottare e di non farsi imprigionare dalla paura poiché l’autorità più efficace è quella che costruiamo nella nostra testa.

Anarchici

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