Tom 2.0, Benvenuti a smart city (che non è intelligente e non è una città), ed. Nautilus, 2021, pag. 46, € 3,50
Ciascuno al suo posto, un posto per ciascuno. Qui l’angolo dei bambini, là la pista ciclabile. Qui il prato rasato, là un quadrato di erbe selvatiche. Qui l’angolo “Lavoro”, là lo spazio “Relax”. Questa perfezione calcolata al millimetro, disumana, dà la sensazione di attraversare un villaggio Potëmkin, ma realmente abitato da abitanti Potëmkin.
Per quanto smart vogliano considerarsi, gli Smartiani sono degli assistiti. Assistiti tramite computer. Assistiti dal proletariato asiatico. Assistiti dai sociologi del comportamento. Assistiti dagli ingegneri e dai cyber-poliziotti. Sono uomini-macchina che vivono in una città-macchina all’interno di un mondo-macchina, ma sognano se stessi come liberi pensatori. Non sentono la rete di contenzione che li stringe ogni istante di più.
Raoul Vaneigem, Ritorno alla base, ed. Nautilus, 2021, pag. 30, € 2,50
«Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto». Questa frase di Mark Twain è ogni giorno più pertinente a mano a mano che si moltiplicano, decrescono e rinascono le insurrezioni planetarie.
Chiunque se ne può accorgere: i conflitti ideologici sono esche. La vera lotta è ovunque gli abitanti di un paese o di un quartiere urbano rifiutano i pesticidi e le nocività, rinnovano l’insegnamento, rimettono in funzione le strutture ospedaliere, affrontano il problema della mobilità, salvano i commerci locali, studiano il passaggio dell’agroalimentare a un’agricoltura rigenerata, aprono centri di accoglienza per quanti subiscono quotidianamente un’oppressione burocratica, economica, familiare, sessista o razzista.