SELEZIONE DI MUSICA GIAMAICANA ANNI ’60 SU 45 GIRI D’EPOCA
A CURA DI FAT MONKEY SELECTA
Mercoledì 5 gennaio 2022 dalle 19:00
Biblioteca anarchica disordine,
via delle anime 2/b Lecce
SELEZIONE DI MUSICA GIAMAICANA ANNI ’60 SU 45 GIRI D’EPOCA
A CURA DI FAT MONKEY SELECTA
Mercoledì 5 gennaio 2022 dalle 19:00
Biblioteca anarchica disordine,
via delle anime 2/b Lecce
Nuovamente disponibili i titoli, vecchi e nuovi, delle edizioni Nero Abisso.
Max Stirner e la filosofia dell’insurrezione
Uno strumento in più per l’approccio a L’Unico e la sua proprietà
ed. Nero Abisso
Lunedì 27 dicembre, ore 18
presentazione a cura dell’autore
Biblioteca Anarchica Disordine
Via delle Anime, 2/b – Lecce
disordine.noblogs.org disordine@riseup.net
stirner pdf
MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE DALLE 18:30
APERITIVO DI AUTOFINANZIAMENTO
ASSAGGI E SORSEGGI
BIBLIOTECA ANARCHICA DISORDINE
VIA DELLE ANIME 2/B LECCE
E se qualche volta
sui gradini
di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella tetra solitudine
della vostra camera,
vi risvegliate, chiedete al vento,
all’onda, alla stella, all’uccello,
all’orologio, a tutto ciò che fugge,
che geme, che scorre, che canta, che parla,
chiedete che ora è; e il vento, l’onda,
la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno:
«È ora di ubriacarsi! Per non essere
gli schiavi martirizzati del Tempo,
ubriacatevi! Di vino, di poesia, di virtù,
a piacer vostro».
Charles Baudelaire
Il capo del Governo e i suoi ministri:
VISTO che dopo aver tagliato fondi alla sanità per decenni, questa continua ad essere un enorme peso e non è stata ancora cancellata.
VISTO che la sanità d’ora in poi sarà solo privata e a pagamento e che i poveri moriranno comunque.
VISTO che vogliamo gozzovigliare in pace senza inutili fastidi.
VISTO che vogliamo un Natale pieno di merci, cose, oggetti e paccottiglia varia e che siamo stanchi ci sia un freno alla loro produzione e trasporto.
VISTO che non vogliamo più avere “l’incubo delle piste da sci chiuse” e che vogliamo devastare le montagne come più ci aggrada.
VISTO che la natura ci è nemica e che la trasformeremo completamente in macchina così da eliminare ogni imprevedibilità.
VISTO che l’Economia e Confindustria hanno dettato le regole fino ad adesso per la gestione della pandemia e che le fabbriche sono state aperte quando era il momento di chiuderle, ignorando morti e contagi.
VISTO che abbiamo imposto, eseguendo la volontà di Economia e Confindustria, un lasciapassare per svolgere qualsiasi attività quotidiana; che tale lasciapassare impedisce a chi non si adegua di potere vivere tranquillamente e di lavorare e che consentirà di controllare costantemente tutti quelli che lo useranno.
VISTO che tale lasciapassare servirà ancor di più ad allinearsi alle regole che non potranno mai essere messe in discussione.
VISTO che ormai la paura e il terrore sono parte della vostra vita e non siete più in grado di vivere senza.
VISTO che la SCIENZA è nostra alleata nella gestione militare di questa pandemia.
VISTO che alla SCIENZA si deve solo fedeltà e accondiscendenza, mai dubbio o critica.
VISTO che la SCIENZA, gli SCIENZIATI e le multinazionali della malattia, hanno approntato, per affrontare la pandemia, vaccini e vaccinazioni fino alla fine dei vostri giorni.
VISTO che il profitto che ricaveranno da tutto ciò è dichiarato interesse strategico.
VISTO che i dubbi, le critiche, le perplessità, non sono ammessi dall’unica verità.
VISTO che il rifiuto, la disobbedienza, l’opposizione sono considerati atti di diserzione e alto tradimento dello Stato, dell’Economia e dei suoi cittadini – consumatori.
O R D I N A N O
che i non vaccinati e più in generale coloro che non si adegueranno al piano emergenziale di gestione della pandemia vengano
I N T E R N A T I T U T T I
così da poter tornare alla tanta agognata normalità senza più ostacoli e con l’obbedienza dovuta ai salvatori della Patria e del Capitale.
I Ministri tutti del Governo di Unità Nazionale per la gestione definitiva della pandemia;
I Ministri tutti per la Bonifica da ogni dissenso;
I Ministri della Guerra, della Verità, della Malattia e della Transizione finale;
Roma, anno II della Vita Artificiale
Misure pdf
Non importa dove, fuori del mondo
Questa vita è un ospedale in cui ogni malato è posseduto dal desiderio di cambiare letto. Questo vorrebbe soffrire di fronte alla stufa, quello crede che guarirebbe accanto alla finestra.
A me sembra che starei sempre bene là dove non sono, e di questa questione di trasloco discuto di continuo con l’anima mia.
«Dimmi, anima mia, povera anima infreddolita, cosa ne diresti di andare ad abitare a Lisbona? Là deve fare caldo e tu ringagliardiresti come una lucertola. Quella città è in riva all’acqua; si dice sia costruita in marmo, e che la popolazione odia talmente i vegetali, che ha sradicato tutti gli alberi. Ecco un paesaggio di tuo gusto: un paesaggio fatto di luce e minerali, e acqua per rispecchiarli!».
L’anima non risponde.
«Visto che ami tanto la quiete, con lo spettacolo del moto, vuoi venire ad abitare in Olanda, terra beatificante? Forse ti divertiresti in quelle contrade che hai spesso ammirato in immagine nei musei. Che ne diresti di Rotterdam, tu che ami le foreste di alberi di nave, e i piroscafi ormeggiati ai piedi delle case?».
L’anima resta muta.
«Forse ti sorriderebbe di più Batavia? Vi troveremmo, fra l’altro, lo spirito d’Europa sposato con la bellezza tropicale».
Nemmeno una parola. Che la mia anima sia morta?
«Sei dunque giunta a tal punto di intorpidimento da compiacerti solo del tuo male? Se è così, fuggiamo verso i paesi analogie della Morte. – Ho quel che ci serve, povera anima mia! Faremo le valigie per Tornio. Andiamo ancora più lontano, all’estremo capo del Baltico; o ancora più lontano dalla vita, se possibile; installiamoci al Polo. Là il sole sfiora solo obliquamente la terra, e le lente alternative della luce e della notte sopprimono la varietà e accrescono la monotonia, questa metà del nulla. Là potremo fare lunghi bagni di tenebre, mentre, per divertirci, le aurore boreali ci invieranno ogni tanto i loro rosei fasci, come riflessi di fuochi d’artificio dell’inferno!».
Finalmente l’anima mia esplode, e saggiamente mi grida: «Non importa dove! Non importa dove! Purché sia fuori di questo mondo!».
Charles Baudelaire, Lo spleen di Parigi
Il sistema democratico è il migliore in cui si possa desiderare vivere: tutte le libertà sono in esso garantite. Mettiamo ad esempio la libertà di stampa e quella di espressione; in democrazia è possibile dire e stampare tutto, a patto che sia quello che il sistema democratico permette di dire e stampare.
Uno dei massimi garanti di queste libertà si può rintracciare nella Pubblica Ministera
Manuela Comodi, della procura di Perugia, la quale in una brillantissima operazione di polizia ha sguinzagliato i suoi cani da guardia – i carabinieri del ROS – a perquisire le case di numerosi anarchici in Italia, alla ricerca, nientemeno, di pubblicistica anarchica! E, pensate un po’, è anche riuscita a scovarla… A dire il vero non è stato neanche tanto difficoltoso: era un po’ come cercare testi di filosofia in casa di un filosofo o pennelli nel garage di un imbianchino…
In realtà questo fine segugio del democratico Stato, non cercava pubblicistica anarchica in generale, ma un giornale in particolare, Vetriolo, in cui, tra le altre cose, si parla della necessità e giustezza, per gli anarchici, di attaccare il Dominio, e di conseguenza uomini e cose che ne sono la diretta emanazione. È un discorso che in realtà molti anarchici portano avanti, nella loro pubblicistica e nella loro vita, da circa un secolo e mezzo. Come meravigliarsi del resto? Cos’altro si può pensare di fare per mettere fine allo sfruttamento che, da secoli, i padroni, gli Stati, gli economisti e compagnia brutta, attuano nei confronti degli esclusi da qualunque tipo di vita dignitosa? Cos’altro si può pensare di fare per mettere fine alle guerre, allo sfruttamento del pianeta, alla sofferenza umana ed animale; per fermare progetti di morte come il nucleare, la trasformazione dell’essere umano in macchina, ed innumerevoli altre questioni di cui sono responsabili lo Stato, l’Economia, l’industria, la tecnologia, se non attaccarne le cose e gli uomini direttamente responsabili? È un discorso innanzitutto etico, che ci sentiamo assolutamente di condividere.
E non solo noi. È un discorso semplice, che nel profondo dei loro cuori molte persone condividono; quando sul lavoro o nelle loro chiacchiere da bar affermano che certa gente, quella responsabile delle loro pessime condizioni di vita e del loro sfruttamento bisognerebbe ammazzarla tutta, o che il Parlamento bisognerebbe farlo saltare per aria quando sono tutti dentro perché è solo un covo di parassiti con stipendi da nababbo mentre fuori molti muoiono di fame. Certo, spesso sono solo discorsi da bar dettati da uno sfogo, dalla rabbia di una vita misera, mentre gli anarchici talvolta alzano veramente il braccio contro coloro o ciò che identificano come nemico.
Eppure, seguendo la logica contorta di questa Pubblica Ministera, magari un giorno si apriranno le indagini anche contro coloro che fanno questa chiacchiere da bar, e siamo sicuri che, durante le perquisizioni, nelle loro case verranno trovate – a prova del loro piano criminale – centinaia di tazzine da caffè…
Ci sarebbe solo da ridere se un compagno già in carcere non avesse ricevuto un altro mandato d’arresto, e non fossero stati disposti un altro arresto domiciliare e quattro obblighi di dimora. A loro va la nostra solidarietà, senza nessun vittimismo e convinti che bisogna continuare a dire e fare quanto da sempre affermiamo.
La libertà che sogniamo è là in fondo.
Addio Lugano bella.
Chiacchiere pdf
«Fino ad oggi il principio rivoluzionario ha lottato contro questo o quell’ordine stabilito, cioè è stato riformista» Max Stirner
Nulla di critico, da un punto di vista sovversivo, è stato finora pubblicato in Italia sul “Chiapas insorto” e sull’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Eppure anche qui da noi non sono mancati libri, conferenze, video, magliette, adesivi, cortei, comitati, iniziative di sostegno, insomma le mille espressioni di quella che è stata definita “l’internazionale della speranza”. Non pochi anarchici hanno dato il loro contributo. Di critiche, nemmeno l’ombra. Perché?
I testi sull’argomento, soprattutto quelli che si limitano a raccogliere i comunicati e i documenti dell’Ezln, forniscono in se stessi sufficiente materiale di riflessione (ad esempio: l’organizzazione dei territori controllati dagli “zapatisti”, la creazione di un “governo provvisorio rivoluzionario”, l’imposizione di “tasse rivoluzionarie”, di “leggi rivoluzionarie” e finanche di “prigioni rivoluzionarie”). Perché parlare dell’esercito zapatista come di un’organizzazione che ha superato il marxismo-leninismo, di un esperimento a carattere libertario, eccetera?
Il motivo è che, come è noto, si vede soltanto quello che si vuole vedere. Detto altrimenti, l’ideologia zapatista non è che il segno di una diffusa miseria. Al tutto, ovviamente, ha contribuito anche lo spettacolo, l’immagine del passamontagna, il mistero delle foreste, il fascino dell’esotismo; e poi Marcos, con i suoi testi poetici («gay a San Francisco, anarchico in Spagna…», «un paese dove il diritto di ballare sarà riconosciuto dalla Costituzione…») e la sua abilità a giocare col concetto di potere; ma hanno contribuito, soprattutto, il vuoto di prospettive, l’immondo fronte unico di una sinistra che difende il diritto al lavoro e le garanzie democratiche contro un “neoliberalismo” che tutti – dagli stalinisti agli anarchici – pretendono combattere, l’assenza di ogni discorso rivoluzionario che, oltre il nulla delle celebrazioni storiche, sappia porre radicalmente le uniche questioni radicali: la distruzione dello Stato, la distruzione dell’economia e l’autogestione generalizzata.
La miseria delle idee e dei desideri rende ciechi due volte: primo, perché inganna sulla natura reale dei contenuti e delle forme organizzative che gli sfruttati si danno negli scontri sociali presenti nel mondo (in questo caso, i metodi dell’Ezln e la pretesa “autonomia indigena”); secondo, perché porta ad affrontare il problema di quei contenuti e di quelle forme al di fuori dell’unico ambito concreto in cui può essere affrontato – quello della rottura insurrezionale. D’altronde, per quale motivo individui che qui da noi considerano velleitario e avventato ogni tentativo di rivolta, ogni discorso che fastidiosamente ricorda che lo Stato, da solo, non crolla, che contro il suo servizio d’ordine politico, sindacale e poliziesco qualcosa – prima che in meravigliose assemblee si decida tutti assieme, liberi e felici, il futuro del mondo – bisognerà pur fare; per quale motivo siffatti individui si entusiasmano per la guerriglia quando avviene in un’esotica lontananza? Che ci sia qualcosa che unisce le immagini del passamontagna “zapatista” e la vita quotidiana di tanti che lavorano, consumano, votano e pagano le tasse, qualcosa che assomiglia alla passività, una passività che potrebbero difendere anche con le armi?
[…]
«La società che stiamo costruendo rifiuta gli strumenti e le armi tradizionali degli Stati neoliberali, cioè l’esercito, le frontiere, le ideologie nazionaliste» ha dichiarato un membro dell’Ezln. Non male per un’organizzazione che si chiama Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Non da meno, il subcomandante Marcos, nel suo saluto finale [all’incontro intercontinentale del 1996], dopo aver detto poeticamente che «il cerchio si stringe attorno ai ribelli, che però hanno dietro di sé, sempre, l’umanità intera», afferma politicamente: «Noi zapatisti abbiamo proposto di lottare per un governo migliore, qui, in Messico». Come si vede, discorso zapatista è a tre livelli: il “governo rivoluzionario” per i leninisti; la difesa della democrazia contro il “neo-liberalismo” per i militanti dei partiti di sinistra; la poesia contro il “potere”, il mito dell’assemblea sovrana per i libertari. Ma il riformismo rimane tale anche quando impugna le armi, quando parla male dei potenti, quando rivendica, assieme al lavoro, alla giustizia e a una nuova Costituzione, il diritto di danzare.
Che uno slogan come «contro il neoliberalismo e per l’umanità» sia buono per tutti i gusti è piuttosto evidente; […] tuttavia, è utile criticare i contenuti reali dello zapatismo. Questo non certo per togliere ogni significato alle rivolte in Messico e altrove (rivolte che non vanno confuse con la loro rappresentazione spettacolare e il loro consumo mercantile), bensì, al contrario, per comprenderle meglio e dare loro, così, le ragioni della propria globalità; per rendersi conto che lo spazio di una teoria e di una pratica sovversive è colonizzato dallo spettacolo della rivoluzione, e dai movimenti che ne rappresentano soltanto la negazione riformista. Come a dire che un’Internazionale antiautoritaria e sovversiva, un’Internazionale che sappia sconvolgere davvero i piani di morte degli Stati e dell’economia, è tutta da inventare. In tal senso, conoscere e criticare il suo contrario non è che il primo passo.
Massimo Passamani
Estratto dalla nota introduttiva a: Sylvie Deneuve – Charles Reeve, Al di là dei passamontagna del Sud-Est messicano, ed. NN, 1998