L’UOMO CANCELLATO

Quando pian piano ritornò alla realtà, con ancora frammenti di sogno alla memoria, non aprì subito gli occhi ma si sforzò di non perdere il contatto con l’altrove, ritardando l’incontro con l’adesso.

…Era come una grotta del sentiero stretto e tortuoso… odori di muschio antico… rumori leggeri e ritmici, come sistole e diastole scandenti il passare del tempo, stalattiti e stalagmiti a misurarne il deposito, l’ampiezza del dolore e dell’attesa… andare avanti per ritornare all’origine… avanti fino alla fine della grotta, l’inizio del tutto… alla fine del sentiero, quando l’odore muschiato si fa irresistibile, quando il traguardo, la calda cuccia, l’accogliente alveo è quasi raggiunto, il risveglio… il ritorno di una mancata partenza…

Aprì gli occhi ritornando all’eccitazione dell’adesso.

Nel suo spazio recintato c’era solo una branda, un tavolino, uno sgabello, un piccolo armadietto a muro, una piccola finestra troppo in alto per guardare fuori, una porta di ferro e quattro mura. I suoi unici averi erano una matita, una gomma ed una fervida fantasia continuamente braccata dal dilagante grigiore.

Sul tavolino disegnò una fumante tazza di caffè ed una brioche. Iniziò a sbocconcellare e a sorseggiare lentamente, assaporando l’ultimo miracolo della sua fantasia. Poi, cancellò con cura le piccole briciole e la tazza vuota. Dopo qualche frammento di eternità, iniziò a disegnare sul muro: un prato fiorito, qualche albero, un fiume, un cane, una giovane ragazza seduta sull’erba.

Si sdraiò sulla branda e per lungo tempo fissò la ragazza, aspettando. Lei non veniva da lui e lui non poteva andare da lei. Stette molto tempo ad aspettare, ma non accadde proprio nulla. Allora, lentamente e dolorosamente, iniziò a cancellare sé stesso, finché non rimase che una cella vuota.

Questo piccolo fatto, come tanti analoghi, non sollevò alcuna indignazione.

Horst Fantazzini, Bursto Arsizio 1988

Tratto da Ormai è fatta! ed. Nautilus – El Paso

disponibile per la consultazione

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Wall of chaos

Venerdì 4 febbraio ore 19:00

Proiezione di Wall of chaos, docufilm di Omar Pesenti, 2020

Siamo a Lipsia, Germania Est: un sedicenne come tanti, soffocato dalla monotonia delle regole del regime comunista, vede nel punk l’unica strada per rompere il muro di terrore che delimita ogni passo della sua esistenza. Ciò attirerà l’attenzione della polizia segreta.

Biblioteca anarchica disordine, via delle anime 2/b Lecce

WALL OF CHAOS 4

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Mandare all’aria

Per “convincere” le persone a vaccinarsi, ma soprattutto a seguire pedissequamente le regole imposte e quindi ad essere obbedienti, lo Stato tramite i sui Governi, sostenuto dai suoi tecnici e dai media, ha terrorizzato e ricattato, privato di diritti e libertà, minacciato, umiliato, denigrato e irriso, censurato, sospeso dal lavoro, impedito il lavoro, obbligato, escluso, diviso la società in due, alimentato il tifo, additato, condannato, criminalizzato, mentito, imbrogliato, confuso, creato ansia e paura. Ancor prima e ancor peggio ha assassinato 14 detenuti nel marzo 2020, i quali, rivoltandosi insieme a molti altri, chiedevano di non morire come topi in gabbia. Lo Stato ha preferito eliminare alla radice il problema, ammazzandone alcuni affinché fosse chiaro a tutti che la fase cosiddetta emergenziale che si stava aprendo avrebbe assunto connotati ben precisi. Restrizione delle libertà e terrore profuso a piene mani, ma con il leit-motiv dell’“andrà tutto bene”.

Non sono stati solo i detenuti ad essere stati ammazzati nel compimento di una strage di Stato, ma migliaia di persone, morte per incapacità e negligenza a gestire la situazione, taglio decennale di risorse, personale e ospedali, fondi e privatizzazioni. Aver trovato ora un capro espiatorio utile su cui riversare tutto il fallimento della gestione della pandemia non può far dimenticare le responsabilità di chi ha determinato tale situazione. La pandemia ha responsabili e cause ben precise da ricercare nel sistema tecno-industriale che si impone sempre più. Che abbia riguardato l’aspetto della salute ha chiarito maggiormente quanto essa sia considerata merce da cui trarre profitti stratosferici. Salute che da tempo non è più sinonimo di cura o benessere, ma di medicalizzazione e rendita. Infine, e forse più importante, digitalizzare e controllare, accumulare e amministrare, dati su dati, personali e commerciali, privati e pubblici, è il risultato raggiunto in breve tempo e che apre gli scenari di una economia basata su questa nuova merce. Il green pass infatti non è altro che questo: il controllo, l’accumulo e la gestione di dati, oltreché l’abitudine a dimostrarsi docili e obbedienti, ad essere controllati e raggiungibili ovunque, ad essere normati e schedati, ad essere codici che si muovono. Al lavoro, sull’autobus, al ristorante, al bar, dal parrucchiere, al cinema, in libreria, al centro commerciale, in biblioteca o al museo, in aereo o sul treno, in posta o in banca, in palestra o in piscina, dal tabaccaio. Quante volte esibirete il vostro green pass in un giorno? E quante volte lo chiederete trasformandovi in sbirri?

E alla fine cosa sarà rimasto? Una società che discrimina e divide, senza solidarietà e responsabilità, al contrario di ciò che si fa credere, poiché la responsabilità di cui parlano è una delega in bianco che comporta mera obbedienza.

È tempo di mandare all’aria questa normalità, di rifiutare e disertare questa guerra. Oppure rassegnarsi a morire di essa, in silenzio.

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LIBERTA’ PER CLAUDIO LAVAZZA!

Pilastro su cui regge la società intera, il carcere, contrariamente alla retorica dei governi democratici, non ha funzione rieducativa e di reinserimento nella società, bensi quella di punire, annientare ed eliminare coloro che vi vengono rinchiusi; ovvero, chi risulta inutile o contro il buon funzionamento della società e della sua economia. Il regime detentivo dello Stato francese, quello della “Libertè, Egalitè e Fraternitè” venuto fuori dalla Rivoluzione, non è da meno; basti pensare che nella sua legislazione la pena di morte è stata abolita solo nel 1981. Ma la ghigliottina è stata solo sostituita dalla volontà di uccidere in maniera più “pulita”, attraverso il lento e ripetitivo scorrere del tempo recluso.

Tra le tante vite strette nella morsa di questa democratica legislazione, vi è quella dell’anarchico Claudio Lavazza.

Negli anni ’70 prende parte ad uno dei tanti gruppi armati che, in Italia, tentano l’assalto al cielo del sogno rivoluzionario, partecipando ad espropri, attacchi armati ed evasioni di quanti erano incappati nelle maglie repressive; scegliendo la clandestinità prima, e costretto alla latitanza poi, continua a compiere espropri finanziando i movimenti sovversivi in Europa. Arrestato nel 1996 in Spagna, dopo un conflitto a fuoco seguito ad una rapina in banca andata male, sconta 25 anni di carcere di cui otto trascorsi in regime di isolamento speciale, viene poi estradato in Francia nel 2021, condannato a scontare altri 10 anni di carcere. Qui, nonostante la legislazione europea stabilisca che il cumulo di pena scontato in Spagna assorba questa condanna, il governo francese, tramite i suoi guardiani togati, si rifiuta di liberarlo, sprangando le porte del carcere con ostacoli burocratici e cavilli tecnico giuridici.

Lo stato francese, di fatto, cerca di compiere la sua vendetta sulla pelle di Claudio, reo non solo di essere considerato autore di una grande rapina ai danni della Banca di Francia nel 1986, ma anche di non aver mai rinnegato il suo passato di lotta e di scontro armato contro gli Stati e l’autorità costituita.

LA LIBERAZIONE DI CLAUDIO LAVAZZA, OGGI QUASI SETTANTENNE, E’ FACCENDA CHE NON RIGUARDA SOLO GLI AMANTI DELLA LIBERTA’; STRAPPARLO ALLE GRINFIE DELLA GIUSTIZIA FRANCESE, CHE NEL TENTATIVO CONSAPEVOLE DI ASSASSINARLO LENTAMENTE CONTRAVVIENE ALLE SUE STESSE LEGGI, E’ COMPITO CHE SPETTA A TUTTI COLORO CHE ARDONO PER UN MONDO LIBERO DALLE CATENE DELLE PRIGIONI E DELL’AUTORITA’.

AGIRE, AFFINCHE’ PER CLAUDIO SI APRANO IMMEDIATAMENTE LE PORTE DEL CARCERE!

Anarchici

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Dialogo tra la Cometa e la Terra

Terra. Eccola qui ancora, la vagabonda!
Cometa. –
Terra. Prudenza perdio! Guarda un po’ dove vai!
Cometa. Meglio non guardare dove si va che andare solo fin dove si vede.
Terra.: Già, ma intanto… no perdio! fa’ attenzione!
Cometa. Meglio non far attenzione che attender sempre ciò che non vien mai.
Terra. Accidenti! Ma proprio addosso a me deve venire! Ora mi spazza! Si può dar di peggio?!
Cometa. Sì, i pianeti!
Terra. Ma guarda che lì vai a batter in Marte – questo si chiama esser ben distratti!
Cometa. Meglio distratti, che attratti, e contratti e rattratti…
Terra. Tu intanto sei ogni volta più stravagante e più nebulosa. Dì’ un po’, quando la finirai di fare la vagabonda? [pianeta (in greco) = vagabondo]
Cometa. Quando tu la finirai di far «la coda».
Terra. Sarebbe ora che mettessi giudizio, – e lo dico pel tuo bene.
Cometa. Già, o per dormir i tuoi sonni tranquilli, – vecchia ipocrita. Tu e Marte e Venere… e quanti vi siete regolate le vostre orbite col centimetro per aver tutta la via comoda e sicura e rotolarvi in santa pace e far la corte…
Terra. Al sole, sicuro…
Cometa. Già, il sole. – Voi fate tutto in nome del sole, anche la notte!
Terra. Il giorno o la notte, io faccio il mio dovere; se faccio la notte, vuol dire che sono solida; se ho una via regolata, vuol dire che non sono eccentrica: quello che devo fare lo so, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Cometa. Che sai e che fai che non sia utile solo alla tua vecchia pelle? a chi giovano i tuoi giri?
Terra. Io non so a chi giovino, faccio il mio dovere e altro non chiedo. – Ma d’altronde, dimmi un po’ a che bene giovi la tua via esorbitante per la quale intanto minacci ed oltraggi la vita dei pacifici ed onesti cittadini – a che bene conduci il codazzo di piccoli vagabondi che raccogli e ti tiri dietro, se non per fartene l’aureola. Oh!
Cometa. S’io non lo so – faccio via per saperlo – né finch’io non lo sappia – però poserò mai ad astro costituito e mi crederò in diritto di chiamar mio dovere senza mia luce dell’altrui luce vivere. Mentre questi che tu chiami vagabondi diventino tali davvero, o peggio – da voi asserviti – tali – quali voi siete. S’essi come tu dici mi fanno aureola, io non lo so – e tali possono sembrare a te perché da me illuminati – ma io – come non la conosco – così non la cerco quest’aureola, se pur a te sembri, né, paga di questa, per questa quelli attraggo. Ma quanti sono io vorrei trarre con me, della mia luce nutrendoli, per la via retta, che a te sembra un arbitrio e agli altri – che per la comoda via e vicina movendovi la luce altrui riflettete ai vostri trabanti perché essi a lor volta alle vostre notti la luce del sole riflettano – mentre voi diffondete l’ombra dietro a voi. E…
Terra. Adagio! oibò! Per carità! che fai?! Noooo!
Cometa. Sta’ tranquilla; non ti tocco – non è ancora la tua ora! Addio!
Terra. Allora, senti, poiché non hai intenzioni cattive… cometa!… lo sai che non ti voglio male… potresti – tanto a te non costa… via… raddrizzami quest’asse!
Cometa. Eccoli i borghesi! tutti uguali! Vorreste e non potete – e perché non potete – questo è il vostro dovere! Ma poi al caso ogni appoggio v’è buono, – o i mesi allora, e gli anni? e la regola?
Terra. Queste son parole, – lo sai, e che se io avessi avuto un punto d’appoggio… da giovane… anch’io chissà… – Via, fammi questo servizio!
Cometa. È tardi – io devo seguir la mia via – tu continua a scaldar le tue ossa al sole assieme agli altri cadaveri. Addio dochmia [in greco, obliqua], addio «Pianeta».
Terra. Addio.

Carlo Michelstaedter [Maggio 1910]

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Serata di autofinanziamento

SELEZIONE DI MUSICA GIAMAICANA ANNI ’60 SU 45 GIRI D’EPOCA

A CURA DI FAT MONKEY SELECTA

Mercoledì 5 gennaio 2022 dalle 19:00

Biblioteca anarchica disordine,

via delle anime 2/b Lecce

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Edizioni Nero Abisso

Nuovamente disponibili i titoli, vecchi e nuovi, delle edizioni Nero Abisso.

  • Albert Caraco, Breviario del caos, ed. Nero Abisso, pag. 84, € 3
  • Los Amigos de Ludd / Anfrew Flood, Lettera aperta ai primitivisti / Civiltà, primitivismo e anarchismo, ed. Nero Abisso, 2021, pag. 60, € 3
  • Stepniak (Sergej Michajlovic Kravcinskij), Morte per morte, ed. Nero Abisso, 2021, pag. 31, € 3
  • Michael Cetewayo Tabor, Capitalismo più droga uguale genocidio, ed. Nero Abisso, pag. 30, € 3
  • Dopo Makhno. L’anarchismo clandestino nell’Ucraina degli anni ’20 e ’30, ed. Nero Abisso, pag. 48, € 3
  • Max Stirner e la filosofia dell’insurrezione: uno strumento in più per l’approccio a L’Unico e la sua proprietà, ed. Nero Abisso, s. d., pag. 78, € 3
  • Contro la pedagogia, qualsiasi pedagogia. Riflessioni di un individualista anarchico sul tema dell’educazione, della scuola e degli orientamenti pedagogici libertari, ed. Nero Abisso, pag. 27, € 3
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Presentazione opuscolo

Max Stirner e la filosofia dell’insurrezione

Uno strumento in più per l’approccio a L’Unico e la sua proprietà

ed. Nero Abisso

Lunedì 27 dicembre, ore 18     

presentazione a cura dell’autore

Biblioteca Anarchica Disordine

Via delle Anime, 2/b – Lecce

disordine.noblogs.org     disordine@riseup.net

stirner pdf

 

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Biblioteca – Nuovi inserimenti

  • Giorgio Bocca (a cura di), Moro: una tragedia italiana. Le lettere, i documenti, le polemiche, ed. Bompiani, 1978, pag. 149;
  • Elio Bonifazi, La guerriglia ecologica. Le precarie relazioni fra uomo e ambiente, ed. Bulgarini, 1973, pag. 170;
  • J. L. Miège, L’imperialismo coloniale italiano. Dal 1870 ai giorni nostri, ed. Bur, 1976, pag. 343;
  • Pietro Zangheri, L’ambiente naturale e l’uomo, ed. Calderini, 1972, pag. 123;
  • Alberto Ibba, Leoncavallo. 1975-1995: venti anni di storia autogestita, ed. Costa & Nolan, 1995, pag. 223;
  • Manuel Tunòn de Lara, Storia della Repubblica e della guerra civile in Spagna. Vol. I e II, Editori Riuniti, 1976, pag. complessive 742;
  • Michail Bakunin, Viaggio in Italia, ed. Elèuthera, 2013, pag. 143;
  • Philippe Pelletier, Clima, capitalismo verde e catastrofismo, ed. Elèuthera, 2021, pag. 238;
  • Marina Marini, Gino Lucetti. Lettere dal carcere dell’attentatore di Mussolini (1930-1943), ed. Galzerano, 2010, pag. 390;
  • Giovanna Ricoveri (a cura di), Capitalismo natura socialismo, ed. Jaca Book, 2005, pag. 281;
  • B. Traven, Il tesoro della Sierra Madre, ed. Longanesi, 1965, pag. 351;
  • AA. VV., La difesa della natura, ed. Mondadori, 1976, pag. 133;
  • Luigi Bonanate (a cura di), La guerra nella società contemporanea. Scritti scelti, ed. Principato, 1972, pag. 154;
  • Michela Zucca, Donne delinquenti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, ed. Tabor, 2021, pag. 366;
  • Altrove n°21, ed. Nautilus, 2020, pag. 358;
  • Malamente n°22, Rivista di lotta e critica del territorio, luglio 2021, pag. 108;
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Aperitivo di autofinanziamento

MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE DALLE 18:30
APERITIVO DI AUTOFINANZIAMENTO
ASSAGGI E SORSEGGI

BIBLIOTECA ANARCHICA DISORDINE
VIA DELLE ANIME 2/B LECCE

E se qualche volta
sui gradini
di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella tetra solitudine
della vostra camera,
vi risvegliate, chiedete al vento,
all’onda, alla stella, all’uccello,
all’orologio, a tutto ciò che fugge,
che geme, che scorre, che canta, che parla,
chiedete che ora è; e il vento, l’onda,
la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno:
«È ora di ubriacarsi! Per non essere
gli schiavi martirizzati del Tempo,
ubriacatevi! Di vino, di poesia, di virtù,
a piacer vostro».
Charles Baudelaire

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